lunedì 20 aprile 2020

"Lettere dalla quarantena"


Sono cose scritte in questi giorni di solitudine forzata e ben accetta, accolta come occasione di non dispersione, anzi di raccoglimento letture musica riflessioni e di nuove intuizioni donate dall'affiorare delle memorie più antiche e sconosciute.

I

Dalle profondità salgono visioni
e il sogno sconfina nella veglia
mostri più antichi tornano
ombre di spuma  
che il mare rigetta alla riva
il dialogo solitario scorre
con frescura d'acqua
e rabbuiata rugiada
romba la fine in cielo
dove bambini giocano
immense le mani nei piccoli pugni

II
Il grosso  animale dorme
il suo respiro scuote i monti
accompagna il sole
e il battito della farfalla
increspa le labbra della rivoluzione
e della dissoluzione
nel cuore batte lo stesso ritmo
al solitario alla folla ingorda
Il grosso corpo con magna pressura
preme l'aritmetica del quarzo
e il giro del corallo
la geometria del campanile
e quella dei molluschi
il più lieve e il più greve è il suo passo
i morti tornano a lui
come il figlio alla madre
come il sogno alla ragione

III
Non solo geometria è l'anima del mondo
è memoria danza ricordo
eterna visione emozione
il cerchio che chiude le menbra
l'azzurro che luce
e gli affanni trasmuta
dalla mandorla sorge
nuova alla vita
e nel gobbo deforme
in cima al pilastro
sberleffa la vita rimasta alle spalle
poi fiorisce a splendore
nel cerchio d'altare
quadrato perfetto

IV

Ogni angelo è tremendo

Perché viene emozione
alla vista dei giganti?
E' la radura arsa d'estate tra colonne e grilli
a imporporare il viso
E' il grido primitivo che risuona dentro
E' la sua eco che passa nelle vene
e le spalanca
e poi le serra
e il cuore che si ferma?
Spavento dell'incommensurabile nostra piccolezza
o come al primo grido che squarciò la notte
ora nel lampo che ci taglia
l'appartenenza nostra è rinnovata



Ogni angelo è tremendo

Perché viene emozione
alla vista dei giganti?
E' la radura arsa d'estate tra colonne e grilli
a imporporare il viso
E' il grido primitivo che risuona dentro
E' la sua eco che passa nelle vene
e le spalanca
e poi le serra
e il cuore che si ferma?
Spavento dell'incommensurabile nostra piccolezza
o come al primo grido che squarciò la notte
ora nel lampo che ci taglia
l'appartenenza nostra è rinnovata


26/4/2020
Dacché la morte s'è presentata
concreta cosa della vita
dalla finestra aperta
entra ogni giorno il monte
e il suo respiro
l'odore del silenzio
oggi invece passata la paura
prorompente e selvaggio
il grido che grida
dalla gola profonda
dello scimmione antico
ritornata nella radio
e nel cuore del vicino
tutto è come prima



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