mercoledì 22 aprile 2020

"L'arte di Fernanda Mancini:il silenzio dalle molte lingue" di Stefania Salvadori


    L'arte di Fernanda Mancini: Il silenzio dalle molte lingue                                  
                                   Stefania Salvadori

Il saggio di Stefania Salvatori per la presentazione del volume curato da Mariano Apa "Fernanda Mancini. Il pensare le immagini è il luogo e il tempo delle icone", 5 giugno 2019
                                                               *
Voglio dire che mi è molto piaciuto approfondire ancora l'arte di Fernanda Mancini che già conoscevo, in occasione della presentazione di questo ricco catalogo che testimonia la sua ricerca costante e fonda. Come mi è già successo per altri suoi libri, prima di ogni altra cosa mi arriva un'emozione difficile da descrivere, che ha a che fare, per come la riconosco, con l'emozione dell'arte, in particolare visiva, quando esplora zone nuove. In questo caso il suo modo di ascoltare e disegnare "il silenzio dalle molte lingue", come dice l'inizio di una sua poesia, qualcosa di sconosciuto ma intuito, senza la paura di non trovare: SE TACE LA PAROLA/parla il silenzio dalle molte lingue/dà voce al dimenticato/ negletto /inconosciuto /… dà spazio al legame. Secondo me è centrale il riferimento al concetto di "legame". Ci tornerò più volte.
Le sue sono immagini chiare, antiche, eppure enigmatiche, realizzate con materiali diversi, con particolari inaspettati, a volte di freschezza commovente.
Artista e studi filosofici, colta per sincera curiosità, paziente, viene rapita da un'iscrizione arcaica o dal dettaglio che scopre nel leggio dipinto in un quadro, Fernanda si dimentica del tempo per scoprirne il senso, a cosa si riferisce, e si fa domande sui simboli, e le associazioni la portano lontano. Perché riguardano proprio le immagini essenziali, semplici e dense che produce quando lavora: il pesce, l'albero, le forme della geometria di Pitagora, la prospettiva del Rinascimento, l'Angelo e illuminazioni poetiche. Su tutto questo schizzi della sua bizzarra ironia. Disegna cercando, senza nascondere il suo girare intorno. Il suo approfondimento su quello che le viene in mente dura mesi, e si arricchisce e devia in tante direzioni. A volte fa capire il processo che segue, per esempio nel suo libro Stanze d'Angelo, dove con sorpresa ho trovato le fotocopie delle cose difficili che ha letto, le sue sottolineature, quello che l'ha colpita in assonanza con le sue immagini.
La sua ispirazione la spinge a entrare spesso nel mistero che sente grande della dimensione religiosa e dei suoi simboli. Con cura e dedizione sacerdotale nell'universo del sacro Fernanda trova molte delle sue immagini e parole.
Ma per capire come si dipana il suo per me imprevisto filo di pensiero nel tempo del suo riflettere, e per entrare nello spessore della sua ricerca, ho cominciato a chiederle a cosa si riferisca questo o quel lavoro. Ogni volta una sorpresa, come quando si aprono le scatole cinesi. Questo scambio è quello che voglio portare, presentando 6 suoi lavori, per cercare di trasmettere in parte la densità della sua arte e permettere di entrarvi.
Per esempio (a pagina 20) Metamorfosi, del 2018, dove sullo sfondo si vede la fotocopia su un trasparente della silhouette in controluce di Apollo che insegue Dafne, e in primo piano il disegno a china di un cespuglio di sangue da cui esce un sottile filo rosso.
Il racconto di Fernanda è come pensa un'artista, per associazioni e salti, con una sua logica ma speciale. Quando riesco a seguirla e trovo il bandolo del suo sapere, mi apre uno sguardo nuovo che stravolge addirittura il modo con cui ho inteso sempre la scultura di Bernini, vista infinite volte. Io ho sempre capito la tremenda e prepotente violenza del dio sulla ninfa, tanto da costringerla addirittura a preferire di rinunciare alla sua natura e diventare albero, pur di non soccombere.
Invece Fernanda entra dentro il mito di Ovidio ripreso dal Bernini capendo la cultura di allora, tutt'altra cosa rispetto alle mie impressioni esteriori. Una mentalità che sente la Natura come forza vitale, fisica e spirituale insieme (e qui c'entra il riferimento al "legame" a cui alludeva la poesia), non c'è separazione né differenza di sostanza tra fisico e spirituale. In un'altra poesia insatura sulla Natura Fernanda scrive:
E quando tutto era fuoco/ com'era la Natura/ col vento parla adesso/ e l'ombra e l'acqua/ e prima del fuoco ancora/ cos'era che parlava/tutta la sua potenza/come si esprimeva/perché sta certo/ che prima della pietra…/quest'unità in fermento senza posa/che guizza in mille modi/pensiero pensato che si pensa.
Una Natura potente in fermento che guizza in mille modi, non divisa in mille nomi catalogati come sarebbe dalla cultura attuale, piuttosto dentro una concezione più simile alla fisica einsteiniana che sa immaginare la materia fatta di luce e di energia,  ipotizzare il vuoto vertiginoso e attrattivo dei buchi neri, e dimensioni parallele con un diverso senso del tempo. Natura come metamorfosi, trasformazione continua tra materia e spirito, il cui confine è tracciato da leggi fluide fra vita minerale, vegetale e animale. Ecco di nuovo  il "legame". Dunque Apollo-spirito agogna unirsi a Dafne-materia, e la forma trasformata Albero dove lei arriva a vivere ed essere, permetterà ad Apollo di restare sempre alla sua ombra, come dice Ovidio. Questo processo non avviene in modo idilliaco, le trasformazioni sono paura, perdite e dolore. Violenza. La vita sanguina, è fatta di sangue, così capisco ora il cespuglio rosso, il sangue è vita che si aggruma e diventa ramo che va oltre il quadro, un unico filo rosso che unisce passato presente e futuro. Tutto questo riguarda anche noi adesso, pensa Fernanda, è la nostra stessa natura.
In Trittico, (pag 22) del 2014, di nuovo Fernanda dà forma in un'unica immagine in modo condensato alla sua attrazione per i modi antichi di intendere la scienza, che sanno ancora tenere insieme materia e spirito. Ci sono 3 cerchi che alludono alla Geometria dove il cerchio è forma di perfezione.  La materia pittorica che riempie i 3 cerchi emoziona per la sua fluidità. Fluidità che concretizza la ricerca degli alchimisti, i 3 stadi di trasformazione che partono dal cemento per arrivare all'argento e ottenere finalmente l'oro. Se tace la parola una sola immagine può parlare lingue che legano insieme livelli tanto diversi!
In Geometrie (2014) colpisce il modo sintetico eppure misterioso in cui Fernanda ci porta nel mondo degli Universali. Condensa una visione della legge fondamentale che regola l'universo con un Quadrato geometrico nero che si trova dentro a uno spazio tridimensionale altrettanto nero e piatto. Entrambi astratti dunque, si distinguono e si assomigliano per i loro sottili confini fatti di colori. Il moltiplicarsi del Quadrato, porta al formarsi dell'ottagono, il cui ulteriore moltiplicarsi arriva finalmente al Cerchio. Il Quadrato è dunque, come il Cerchio, anch'esso figura perfetta, magica. Fernanda qui sta facendo un'equivalenza: il Quadrato come l'Uomo in relazione con la divinità, materia e spirito. A me stupisce molto questo modo di riuscire ad immaginare la complessità del Cosmo, spirituale e materiale, nella sua pura essenza!
Un'altra avventura che ci affonda nel trascendente si svela nelle varie Madonne marine del 2017 (da pagina 24 a pagina 27): il ritaglio di un'Annunciata sopra il suo leggio, di un pittore fiammingo del '400. Sono le pareti del leggio dipinte con draghi e gamberi che hanno catturato in particolare la curiosità della Fernanda indagatrice, perché sono proprio le immagini che a lei vengono in mente. Vi riconosce allusioni al serpente e al Male, ma in quanto richiami marini anche al Pesce. Gli opposti insieme. E queste coincidenze la portano a studiare.
Le lettere di cui è formata la parola Ichthys, in greco pesce, stanno per Jesùs Christòs Theù Hyiòs Sotèr  Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore. Il pesce è il simbolo più antico della prima cristianità, e si condensa tutto dentro la parola. Cristo nasce nel passaggio alla costellazione dei Pesci. Jung lo interpreta nel senso alchemico del passaggio in cui il pesce che abbocca, cioè dal fondo è portato alla superficie, allude a un nuovo contenuto che emerge dalla profondità dell'inconscio alla coscienza dell'umanità.
Fernanda interpreta allora la compresenza degli opposti, drago e pesce, questo elemento conflittuale, non come una lotta fra Male e Bene, piuttosto come l'indicazione che il Drago è lì a guardia del Pesce. Bisogna conquistare la chiave del tesoro prezioso difeso dal Drago, non è automatico arrivare al Bene. E' in questo senso che gli opposti funzionano dinamicamente insieme.
E sopra il leggio la Madonna, che anche porta con sé un'onda di significato. Matrix, matrice, produce 2 ma resta 1. La Madonna è un principio di creazione, è legata alla determinazione del concreto, alla materia. La Madre è la legge fondamentale della vita, e accoglie il nuovo, l'altro, che è sempre un oltre, perché è quello che lei non è, ma nel momento in cui lo accoglie diventa l'altro, così che anche lei cambia. Madre e Figlio si confondono e sovrappongono, entrambi elementi di salvezza. Materia e spirito, metafora di un processo circolare.
Nella poesia RISVEGLIO Fernanda scrive: Per primo apparve il figlio/pesce del lago fondo/dormiva col serpente/attorno ai grani d'oro/seguì la madre poi/senza generare/ordinò tutte le cose/a tutte diede senso/seduta nel gran manto/in centro/al cuore della lingua/ a dire lo stupore/delle stelle in cielo.
Il lavoro Pesce Pietra del 2017 (pagina 26): è una forma di pesce semplificata su cui si disseminano tante pietruzze.  A Fernanda interessa il fatto che la pietra, anche il più minuscolo frammento, si compone come i pianeti, è della loro stessa sostanza cosmica. Nell'alchimia è pietra filosofale, inizio e fine della conoscenza, percorso di crescita che cerca il mistero della vita. Anche Hegel pensa che la pietra finale sia la stessa di quella dell'inizio, ogni singola pietruzza ha in sé tutto quello che diventerà, il cambiamento si sviluppa dall'interno. La Pietra come l'uomo sulla terra. Nella tradizione alchemica Cristo è la Pietra, il pesce è la pietra, il pesce è Cristo.
Dunque, pensa Fernanda, da quando c'è una traccia dell'uomo sulla terra,  si trovano simboli che rimandano al rapporto con il divino. L'uomo e la divinità sono da sempre stretti in un "legame".
"Non so cos'è l'umano, cos'è questo mistero? Non so se c'è un dio".
Ogni artista ha il suo mistero che chiama, a cui non si può sottrarre. Può affrontarlo solo con la poesia e l'immagine.

 Per ultimo mi viene da descrivere Sfera situata rossa,  del 2014, (pagina 23). La sfera alchemica questa volta si trova dentro lo spazio prospettico del Rinascimento, su fondo nero,definito con 3 linee nelle direzioni di altezza, larghezza e profondità. Quello che mi colpisce è il disegnino, che si vede a fatica, come un graffio, di un piccolo rettangolo un po' storto. Quel tratto incerto mi pare metta in discussione tutto l'impianto, nella sua esile fragilità sembra voler uscire di soppiatto da quello spazio regolare. Lo conferma il commento spontaneo di Fernanda: "è come la barca metafisica di De Chirico surrealista, un elemento altro in una stanza chiusa, che rompe, apre, disturba un ordine".
E' un attimo, e mi arriva un lampo che rischiara il sentiero complicato del pensiero di questa artista: forse  il mistero in cui si impiglia Fernanda nel labirinto dei simboli religiosi, mitologici, filosofici e che ci tramanda con le sue immagini straordinariamente sintetiche, e i suoi frammenti, riguarda le tante lingue in cui si articola l'essenza della vita. Il rapporto tra conscio e inconscio, come in uno specchio; Dio si specchia in se stesso tramite l'Uomo, e viceversa; La materia è spirito. E c'è anche il rettangolo, oltre il Quadrato e il Cerchio, e nel suo silenzio Fernanda Mancini resta nel suo albero, le radici, i suoi molti rami e la vita che scorre in esso.…


Nessun commento:

Posta un commento