L'arte di Fernanda Mancini: Il silenzio dalle molte lingue
Stefania Salvadori
Il saggio di Stefania Salvatori per la presentazione del volume curato da Mariano Apa "Fernanda Mancini. Il pensare le immagini è il luogo e il tempo delle icone", 5 giugno 2019
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Voglio
dire che mi è molto piaciuto approfondire ancora l'arte di Fernanda Mancini che
già conoscevo, in occasione della presentazione di questo ricco catalogo che
testimonia la sua ricerca costante e fonda. Come mi è già successo per altri
suoi libri, prima di ogni altra cosa mi arriva un'emozione difficile da
descrivere, che ha a che fare, per come la riconosco, con l'emozione dell'arte,
in particolare visiva, quando esplora zone nuove. In questo caso il suo modo di
ascoltare e disegnare "il silenzio dalle molte lingue", come dice
l'inizio di una sua poesia, qualcosa di sconosciuto ma intuito, senza la paura
di non trovare: SE TACE LA PAROLA/parla
il silenzio dalle molte lingue/dà voce al dimenticato/ negletto /inconosciuto /…
dà spazio al legame. Secondo me è centrale il riferimento al concetto di "legame".
Ci tornerò più volte.
Le sue
sono immagini chiare, antiche, eppure enigmatiche, realizzate con materiali
diversi, con particolari inaspettati, a volte di freschezza commovente.
Artista e
studi filosofici, colta per sincera curiosità, paziente, viene rapita da
un'iscrizione arcaica o dal dettaglio che scopre nel leggio dipinto in un
quadro, Fernanda si dimentica del tempo per scoprirne il senso, a cosa si
riferisce, e si fa domande sui simboli, e le associazioni la portano lontano. Perché
riguardano proprio le immagini essenziali, semplici e dense che produce quando
lavora: il pesce, l'albero, le forme della geometria di Pitagora, la
prospettiva del Rinascimento, l'Angelo e illuminazioni poetiche. Su tutto
questo schizzi della sua bizzarra ironia. Disegna cercando, senza nascondere il
suo girare intorno. Il suo approfondimento su quello che le viene in mente dura
mesi, e si arricchisce e devia in tante direzioni. A volte fa capire il
processo che segue, per esempio nel suo libro Stanze d'Angelo, dove con sorpresa ho trovato le fotocopie delle
cose difficili che ha letto, le sue sottolineature, quello che l'ha colpita in
assonanza con le sue immagini.
La sua
ispirazione la spinge a entrare spesso nel mistero che sente grande della
dimensione religiosa e dei suoi simboli. Con cura e dedizione sacerdotale nell'universo
del sacro Fernanda trova molte delle sue immagini e parole.
Ma per
capire come si dipana il suo per me imprevisto filo di pensiero nel tempo del
suo riflettere, e per entrare nello spessore della sua ricerca, ho cominciato a
chiederle a cosa si riferisca questo o quel lavoro. Ogni volta una sorpresa,
come quando si aprono le scatole cinesi. Questo scambio è quello che voglio
portare, presentando 6 suoi lavori, per cercare di trasmettere in parte la
densità della sua arte e permettere di entrarvi.
Per
esempio (a pagina 20) Metamorfosi, del
2018, dove sullo sfondo si vede la fotocopia su un trasparente della silhouette
in controluce di Apollo che insegue Dafne, e in primo piano il disegno a china
di un cespuglio di sangue da cui esce un sottile filo rosso.
Il
racconto di Fernanda è come pensa un'artista, per associazioni e salti, con una
sua logica ma speciale. Quando riesco a seguirla e trovo il bandolo del suo
sapere, mi apre uno sguardo nuovo che stravolge addirittura il modo con cui ho inteso
sempre la scultura di Bernini, vista infinite volte. Io ho sempre capito la
tremenda e prepotente violenza del dio sulla ninfa, tanto da costringerla
addirittura a preferire di rinunciare alla sua natura e diventare albero, pur
di non soccombere.
Invece
Fernanda entra dentro il mito di Ovidio ripreso dal Bernini capendo la cultura
di allora, tutt'altra cosa rispetto alle mie impressioni esteriori. Una
mentalità che sente la Natura come forza vitale, fisica e spirituale insieme (e
qui c'entra il riferimento al "legame" a cui alludeva la poesia), non
c'è separazione né differenza di sostanza tra fisico e spirituale. In un'altra
poesia insatura sulla Natura Fernanda scrive:
E quando tutto era fuoco/ com'era
la Natura/ col vento parla adesso/ e l'ombra e l'acqua/ e prima del fuoco
ancora/ cos'era che parlava/tutta la sua potenza/come si esprimeva/perché sta
certo/ che prima della pietra…/quest'unità
in fermento senza posa/che guizza in mille modi/pensiero pensato che si
pensa.
Una Natura
potente in fermento che guizza in mille modi, non divisa in mille nomi
catalogati come sarebbe dalla cultura attuale, piuttosto dentro una concezione più
simile alla fisica einsteiniana che sa immaginare la materia fatta di luce e di
energia, ipotizzare il vuoto vertiginoso
e attrattivo dei buchi neri, e dimensioni parallele con un diverso senso del
tempo. Natura come metamorfosi, trasformazione continua tra materia e spirito, il
cui confine è tracciato da leggi fluide fra vita minerale, vegetale e animale. Ecco
di nuovo il "legame". Dunque
Apollo-spirito agogna unirsi a Dafne-materia, e la forma trasformata Albero
dove lei arriva a vivere ed essere, permetterà ad Apollo di restare sempre alla
sua ombra, come dice Ovidio. Questo processo non avviene in modo idilliaco, le
trasformazioni sono paura, perdite e dolore. Violenza. La vita sanguina, è
fatta di sangue, così capisco ora il cespuglio rosso, il sangue è vita che si
aggruma e diventa ramo che va oltre il quadro, un unico filo rosso che unisce
passato presente e futuro. Tutto questo riguarda anche noi adesso, pensa
Fernanda, è la nostra stessa natura.
In Trittico, (pag 22) del 2014, di nuovo Fernanda dà forma in
un'unica immagine in modo condensato alla sua attrazione per i modi antichi di
intendere la scienza, che sanno ancora tenere insieme materia e spirito. Ci
sono 3 cerchi che alludono alla Geometria dove il cerchio è forma di
perfezione. La materia pittorica che
riempie i 3 cerchi emoziona per la sua fluidità. Fluidità che concretizza la
ricerca degli alchimisti, i 3 stadi di trasformazione che partono dal cemento per
arrivare all'argento e ottenere finalmente l'oro. Se tace la parola una sola immagine
può parlare lingue che legano insieme livelli tanto diversi!
In Geometrie (2014) colpisce il modo
sintetico eppure misterioso in cui Fernanda ci porta nel mondo degli
Universali. Condensa una visione della legge fondamentale che regola l'universo
con un Quadrato geometrico nero che si trova dentro a uno spazio tridimensionale
altrettanto nero e piatto. Entrambi astratti dunque, si distinguono e si
assomigliano per i loro sottili confini fatti di colori. Il moltiplicarsi del Quadrato,
porta al formarsi dell'ottagono, il cui ulteriore moltiplicarsi arriva finalmente
al Cerchio. Il Quadrato è dunque, come il Cerchio, anch'esso figura perfetta,
magica. Fernanda qui sta facendo un'equivalenza: il Quadrato come l'Uomo in
relazione con la divinità, materia e spirito. A me stupisce molto questo modo
di riuscire ad immaginare la complessità del Cosmo, spirituale e materiale,
nella sua pura essenza!
Un'altra
avventura che ci affonda nel trascendente si svela nelle varie Madonne marine del 2017 (da pagina 24 a
pagina 27): il ritaglio di un'Annunciata sopra il suo leggio, di un pittore fiammingo
del '400. Sono le pareti del leggio dipinte con draghi e gamberi che hanno catturato
in particolare la curiosità della Fernanda indagatrice, perché sono proprio le
immagini che a lei vengono in mente. Vi riconosce allusioni al serpente e al
Male, ma in quanto richiami marini anche al Pesce. Gli opposti insieme. E
queste coincidenze la portano a studiare.
Le
lettere di cui è formata la parola Ichthys,
in greco pesce, stanno per Jesùs
Christòs Theù Hyiòs Sotèr Gesù
Cristo figlio di Dio Salvatore. Il pesce è il simbolo più antico della prima
cristianità, e si condensa tutto dentro la parola. Cristo nasce nel passaggio
alla costellazione dei Pesci. Jung lo interpreta nel senso alchemico del
passaggio in cui il pesce che abbocca, cioè dal fondo è portato alla
superficie, allude a un nuovo contenuto che emerge dalla profondità dell'inconscio
alla coscienza dell'umanità.
Fernanda
interpreta allora la compresenza degli opposti, drago e pesce, questo elemento
conflittuale, non come una lotta fra Male e Bene, piuttosto come l'indicazione
che il Drago è lì a guardia del Pesce. Bisogna conquistare la chiave del tesoro
prezioso difeso dal Drago, non è automatico arrivare al Bene. E' in questo
senso che gli opposti funzionano dinamicamente insieme.
E sopra
il leggio la Madonna, che anche porta con sé un'onda di significato. Matrix,
matrice, produce 2 ma resta 1. La Madonna è un principio di creazione, è legata
alla determinazione del concreto, alla materia. La Madre è la legge
fondamentale della vita, e accoglie il nuovo, l'altro, che è sempre un oltre, perché
è quello che lei non è, ma nel momento in cui lo accoglie diventa l'altro, così
che anche lei cambia. Madre e Figlio si confondono e sovrappongono, entrambi elementi
di salvezza. Materia e spirito, metafora di un processo circolare.
Nella
poesia RISVEGLIO Fernanda scrive: Per primo apparve il figlio/pesce del lago
fondo/dormiva col serpente/attorno ai grani d'oro/seguì la madre poi/senza
generare/ordinò tutte le cose/a tutte diede senso/seduta nel gran manto/in
centro/al cuore della lingua/ a dire lo stupore/delle stelle in cielo.
Il
lavoro Pesce Pietra del 2017 (pagina
26): è una forma di pesce semplificata su cui si disseminano tante
pietruzze. A Fernanda interessa il fatto che la
pietra, anche il più minuscolo frammento, si compone come i pianeti, è della
loro stessa sostanza cosmica. Nell'alchimia è pietra filosofale, inizio e fine
della conoscenza, percorso di crescita che cerca il mistero della vita. Anche Hegel
pensa che la pietra finale sia la stessa di quella dell'inizio, ogni singola
pietruzza ha in sé tutto quello che diventerà, il cambiamento si sviluppa dall'interno.
La Pietra come l'uomo sulla terra. Nella tradizione alchemica Cristo è la
Pietra, il pesce è la pietra, il pesce è Cristo.
Dunque,
pensa Fernanda, da quando c'è una traccia dell'uomo sulla terra, si trovano simboli che rimandano al rapporto
con il divino. L'uomo e la divinità sono da sempre stretti in un "legame".
"Non
so cos'è l'umano, cos'è questo mistero? Non so se c'è un dio".
Ogni
artista ha il suo mistero che chiama, a cui non si può sottrarre. Può
affrontarlo solo con la poesia e l'immagine.
Per ultimo mi viene da descrivere Sfera situata rossa, del 2014, (pagina 23). La sfera alchemica questa
volta si trova dentro lo spazio prospettico del Rinascimento, su fondo nero,definito
con 3 linee nelle direzioni di altezza, larghezza e profondità. Quello che mi
colpisce è il disegnino, che si vede a fatica, come un graffio, di un piccolo
rettangolo un po' storto. Quel tratto incerto mi pare metta in discussione
tutto l'impianto, nella sua esile fragilità sembra voler uscire di soppiatto da
quello spazio regolare. Lo conferma il commento spontaneo di Fernanda: "è
come la barca metafisica di De Chirico surrealista, un elemento altro in una
stanza chiusa, che rompe, apre, disturba un ordine".
E' un
attimo, e mi arriva un lampo che rischiara il sentiero complicato del pensiero
di questa artista: forse il mistero in
cui si impiglia Fernanda nel labirinto dei simboli religiosi, mitologici,
filosofici e che ci tramanda con le sue immagini straordinariamente sintetiche,
e i suoi frammenti, riguarda le tante lingue in cui si articola l'essenza della
vita. Il rapporto tra conscio e inconscio, come in uno specchio; Dio si
specchia in se stesso tramite l'Uomo, e viceversa; La materia è spirito.
E c'è anche il rettangolo, oltre il Quadrato e il Cerchio, e nel suo silenzio
Fernanda Mancini resta nel suo albero, le radici, i suoi molti rami e la vita
che scorre in esso.…
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