lunedì 7 dicembre 2015

Un appunto da Jung




F.M. Ceramica su ferro, 50x50


"Sono state per prime le tragedie spirituali del Faust di Goethe e dello Zaratustra di Nietzsche a indicare e a far presagire l'irrompere nel nostro emisfero occidentale di una esperienza di interezza ...l'audace è minacciato dal peggiore destino: l'abissale, muta solitudine nel tempo che egli chiama suo. Chi conosce i più profondi moventi della "principale occupazione" di Goethe, come egli ha chiamato il Faust, o dei brividi della"esperienza dionisiaca"?
poco più avanti, all'interno dello stesso contesto, Jung scrive "la coscienza  è soltanto una parte di ciò che è psichico e quindi non è mai capace di interezza psicologica, per ottenere la quale è necessaria anche l'indeterminata estensione dell'inconscio"
(Jung, prefazione a suzuki, La grande liberazione, ed. Bollati Boringhieri)


 #Jung  Nietzsche #Faust  #Inconscio

giovedì 3 dicembre 2015

al funerale di "gustavo", romanzo di carlo bordini






carlo bordini, "gustavo. una malattia mentale"
descrizione dal sito di ibs.it di presentazione del libro

questo romanzo è la storia di un uomo che abbandona una donna e progressivamente scivola nella follia. è in fondo una storia di amore tra un uomo e un fantasma, nel senso che il protagonista di questa storia, gustavo, continua ad avere rapporti affettivi e immaginari col fantasma della donna che ha abbandonato, continua a desiderarla e a respingerla, a immaginare di rincontrarla nuovamente, così come continua ad avere un rapporto immaginario col suo passato: in questo senso il romanzo è la storia di una solitudine, la storia di un uomo (uno scrittore, per l'esattezza) che vive una vita fantasmatica.

 fine 
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                            in viaggio con gustavo


il funerale di Gustavo di fernanda mancini

gli appunti di un incontro di antonio padula



il funerale

sono inciampata surrealisticamente in questo libro al suo stralunato funerale, in una serata di inizio estate organizzata dall'autore per rendere l'ultimo saluto alla sua creatura, "gustavo" appunto, trapassata in quanto la casa editrice avagliano l'aveva appena ritirata dalla libera circolazione delle idee. il commiato non poteva che avvenire in luogo adeguato, e infatti ci si era ritrovati presso un'altra casa editrice e libreria romana, empiria.
una festa d'addio in puro stile gustaviano, che', proprio mentre moriva al lettore italiano, gustavo veniva a vivere (per sincronicità compensativa ho pensato) a quello francese.
...e mi gustava gustavo perché vi ho riconosciuto un odore particolare, la traccia di qualcosa di inusuale, qualcosa che reclamava attenzione. non una offerta compiuta, un tessuto che, tra trama e ordito, componga caselle giustamente ordinate, da cui il senso emani con logica conseguenza. qui qualcosa di nascosto appariva di tanto in tanto, un senso forse remotamente ma totalmente altro. forse, non se ne può essere certi, può essere sia questo nuovo estremamente difficile da dire,  il significato dell'apparente non senso con cui e su cui il romanzo (?) è costruito. difficile dire, ordinare secondo significati precostituiti. infatti l'opera sbaraglia la pazienza del lettore con silenzi, incongruenze, salti, riprese, fretta che scorre lenta, fotogrammi di normalità senza ansie (e tutti gli ossimori possibili della nostra quotidiana follia), laddove  naturalmente si è ben lontani da normalità e realtà, e piuttosto ci ritroviamo tra brandelli, intersezioni, sovrapposizioni.
tutto e un po' pastoso, come nei sogni. ma non c'è sogno, né psicoanalisi o psicologia o sociologia. è lucore piuttosto, luce del buio, nera, che attraversa il libro ed emerge attraverso la parola alla superficie improvvisamente, come per un inciampo, da un altro dove. una strana realtà avvolge pian piano il lettore, giusto a comunicargli disagio rispetto non tanto al libro, quanto piuttosto alla propria certa quotidianità.
è romanzo? è racconto? ha un inizio? e una fine? domande tutte legittime. quasi un lungo frammento, colto nel mezzo di qualcosa che lo contiene e che, forse, ne conserverà per sempre il senso, segreto a noi irrimediabilmente precluso. Inutile chiedere all'autore, risponde evasivo e sonnambulo proprio come avrebbe fatto gustavo.

p.s. nonostante le esequie, cercando si riesce ancora a trovare avatar di gustavo


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gli appunti


È l’incapacità o l’impossibilità ad essere qualsiasi cosa, che fa essere Gustavo, il personaggio di questo interessantissimo libro di Carlo Bordini.
Tutto ciò che accade è come anche non accadesse. Non è mai chiaro che cosa è reale e che cosa è fantasia. Ma proprio questa indistinzione è una prova di esistenza. Un’esistenza che può darsi proprio sfuggendo all’indicazione di una qualsiasi realtà.
Tutto vive in una continua altalena tra reale e irreale, dove ciò che si presentava come reale si rivela irreale e viceversa.
Lo stesso vale per l’interiorità e il mondo esterno: così come è indistinguibile il reale dall’illusorio, così è indistinguibile l’interiore dall’esteriore.
In sostanza “Gustavo” rappresenta l’incapacità o l’impossibilità di stabilire un rapporto non solo con il mondo ma anche con se stesso. Il senso profondo è che proprio quest’impossibilità rende reale e vivo il personaggio-autore. In altre parole si tratta di un continuo sottrarsi alla “costruzione” di un Io determinato, di una “maschera” con la quale rapportarsi al mondo.
Forse “Marina” (nome non casuale, simbolo dell’”altro”, dell’ignoto, dell’inconscio) rappresenta l’anima, con la quale Gustavo, uomo del nostro tempo, distruttore del mito e dell’invisibile, non riesce a stabilire un rapporto, ossia il rapporto può solo ormai essere tragico e conflittuale. 

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