mostra collettiva "davanti allo specchio. trasformazioni dell'universo femminile tra sé e l'altro" di stefania balestri, yuki ichihashi, donatella mei, stefania balestri, organizzatori andrea fogli e brunella scherer, museo pietro canonica, roma, 13/10 - 17/11/
Teatrini
dell'anima dove il tempo è sospeso, immersi nel silenzio e in cui
silenziosamente l'azione è transustanziata in un tempo che non scorre, che non
passa.
Ogni gesto, nel mentre si compie, è tratto fuori dal mero accadere, si compie, il movimento si dispiega, ma. Ma è per sempre, è un gesto antico che viene a noi da un lungo tempo e ci lascia, noi mortali legati alla gravità del qui ed ora, per la sua destinazione futura, in un moto senza transito, ieraticamente sempre attuale.
E così passa nei tempi, col gesto semplice dell'esserci. Sono immagini dell'anima, topoi legati all'esserci, al quotidiano, al corpo, eppure immagini dell'anima. Sono teatrini, appunto, che appaiono offrendosi allo sguardo, quasi intrusivo, indiscreto, di noi che guardiamo. Momenti colti dalla banalità dell'esistere, e raffermati, per noi?. Raffermati. Ma lo specchio è deformante, o forse fedelissimo. E così specchia il non visto, l'altro, l'aspetto di noi che noi non vediamo. E da una grande lontananza ci parla di noi, come noi non ci sappiamo, ma non è novità di comprensione e conoscenza, è, forse, di collocazione, di dimensione, di esistenza.
Ogni gesto, nel mentre si compie, è tratto fuori dal mero accadere, si compie, il movimento si dispiega, ma. Ma è per sempre, è un gesto antico che viene a noi da un lungo tempo e ci lascia, noi mortali legati alla gravità del qui ed ora, per la sua destinazione futura, in un moto senza transito, ieraticamente sempre attuale.
E così passa nei tempi, col gesto semplice dell'esserci. Sono immagini dell'anima, topoi legati all'esserci, al quotidiano, al corpo, eppure immagini dell'anima. Sono teatrini, appunto, che appaiono offrendosi allo sguardo, quasi intrusivo, indiscreto, di noi che guardiamo. Momenti colti dalla banalità dell'esistere, e raffermati, per noi?. Raffermati. Ma lo specchio è deformante, o forse fedelissimo. E così specchia il non visto, l'altro, l'aspetto di noi che noi non vediamo. E da una grande lontananza ci parla di noi, come noi non ci sappiamo, ma non è novità di comprensione e conoscenza, è, forse, di collocazione, di dimensione, di esistenza.
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