martedì 11 ottobre 2022

Unicità della Biennale 2013 Hilma Af Klint





 







 Hilma Af Klint

L’ho conosciuta nel 2013, quando alla Biennale Gioni le dedicò un grande spazio. Fu una bellissima biennale, unica, perché Gioni lì curò espose e diede giusto risalto, lontano dalla logica dell'evento commestibile-vendibile, non solo al prodotto dell'artista, all'oggetto, ma mise in luce il rotore dell'arte, il misterioso meccanismo per cui dall'operare di un artista nasce l'opera particolare, determinata e al contempo universale, unica. Gioni incluse nel guardare, e necessariamente, la riflessione sulla profondità, dove nascono le opere, tra queste quelle di Af Klint, che diventano così comprensibili, superficie trasparente della grandiosità oltre la cortina dell'apparenza, per la visione di ciò che mostrandosi appare. Operazione che abilita il recupero di un altro occhio, un occhio nuovo - dopo quello rinascimentale, di cui abbiamo perduto conoscienza-coscienza, avendone smarrito le "istruzioni d'uso", cosa che ha a che fare con il cambiamento delle epoche e il movimento delle modalità del nostro stare nel mondo. 
Nel percorso artistico e di ricerca di Af Klint sta il mistero delle sue opere, del produrle, del suo particolare modo quotidiano vivere. Nelle opere di Af Klint troviamo la geometria i giochi seri della geometria come struttura, meglio essenza delle cose del mondo. 
Certo una proposta, dopo le tante da Pitagora in poi, un nuovo e attuale riportare all'attualità della coscienza. C'è anche il passo inverso, dal cuore al guscio, dall'essenza al reale, nei suoi cigni, fiori, acque, corolle.  E importante è anche il colore, altro tentativo di ridare il mondo  attraverso la luce (onda? corpo?) e la sua rifrazione, la fisica che si svela armonia di torni e con-torni, di contrasti, di doppi e invita a non fermarsi all'emozione: Il cuore è luogo di comprensione e dunque di respiro collegamento, che va sentito in immersione non scindente, non scissa, l'emozione una modalitá di catarsi, discesa nel profondo, il regno delle madri, ove regna una ragione diversa da quella dell' intelletto.
In biennale per la prima volta è stata esposta Af Klint e per la prima volta anche il Libro Rosso di Jung, da poco, allora, uscito dalla cassetta di sicurezza di una banca svizzera, ove la famiglia di Jung lo conservava e celava. Libro Rosso, altra rivelazione di uno sguardo che corrisponde alla facoltà di guardare e vedere delle cose quegli aspetti che appartengono alla realtá, ma in uno strato diverso da quello proprio della vista fisica. 

NON UNA MOSTRA D’ARTE MA DI “CULTURA VISIVA”. COSÌ MASSIMILIANO GIONI DESCRIVE LA SUA BIENNALE, UN PROGETTO CHE AFFRONTA IL TEMA DELL’IMMAGINAZIONE E RIPORTA IN PRIMO PIANO L’INTERIORITÀ DELL’ARTISTA E LA SUA CAPACITÀ DI PRODURRE STORIE, FORME, UNIVERSI. UNA BIENNALE CHE VUOLE SOMIGLIARE PIÙ Ad un luogo propedeutico di conoscenze difficilmente accesibili, perché non occupano le pagine dei giornali, piuttosto che A UNA FIERA-mercato. ARTRIBUNE HA INTERVISTATO L’IDEATORE DEL “PALAZZO ENCICLOPEDICO”, CHE APRIRÀ AL PUBBLICO IL 1° GIUGNO.

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Viaggio al centro dell’immagine. Gioni racconta la sua Biennale | Artribune


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