Anatomia del Giardino - L' Orto Botanico di Roma**
Acrilico, su tela, cm 5070
A Cristina, regina di Svezia, che prima di noi vi abitò
È l’uovo è l’inizio è l’oasi il giardino
luogo di storie sogni misteri e tutto
ciò che nel profondo conta
raccolto lo portiamo in superficie
per trovare un senso nella vita
Rosa scrigno paradiso di energia vitale
il Verdeggiante*
lo depuriamo nel tempo di scontento
potiamo i rami secchi
salviamo i getti promettenti
finché rimane solo l’essenziale
la pura gioia ed il coraggio
che fiorendo cura.
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Scrive Jung: “Simbolo
è l’espressione di essenzialità inafferrabili…‘Simbolico’ vuol dire che
nell’oggetto, sia esso spirito o mondo, vive nascosta un’essenzialità
inafferrabile e potente; e l’uomo compie uno sforzo disperato per chiudere
nell’espressione il segreto che sta fuori di lui. Per tale scopo egli è
obbligato a rivolgersi all’oggetto con tutte le sue forze spirituali e
trapassare i veli splendenti per riportare alla luce l’oro gelosamente nascosto
nelle profondità sconosciute”
In quest’opera unica, ma articolata in pittura parola scultura ho lavorato sulla
stratificazione del corpo “Orto Botanico” nelle sue quattro dimensioni reali e
metaforiche, un atto di anatomia dell’oggetto, ma anche dell’arte attraverso
cui lo stiamo conoscendo, cos’è infatti l’arte, questo strumento che ci fa conoscere
l’Unicum che è l’Orto Botanico? E infatti il titolo è “Anatomia dell’Orto
Botanico”. L’ho sezionato fino alla esposizione -nella tela dipinta con gli
acrilici- della parte invisibile, il suo cuore pulsante, la rosa che ne
sostiene la vita, dove l’essenza fa esposizione di sé quale fluidità vivente, metafore
di contenuti dialoganti tra il dentro e il fuori della superficie. Poi proseguo
risalendo alla descrizione di questa essenza come solo la parola poetica sa
fare. E in fine l’esposizione della superficie, dove sulla terra nel giardino,
il grembo materno di Flora, l’uomo la pietra l’albero e le cose si trasmutano
nel tempo e sotto lo sguardo del cielo. Così nella superficie si ritrovano i quattro:
il cielo la terra i divini e i mortali, colti nel loro reale muoversi nella
vita, nel qui e ora del divenire storico, che è la presenza dell’essenza, ma
nella concreta determinatezza degli eventi, in un rapporto libero infinito
vivente.
Una parte, l’acrilico, è
l’essenza, l’altra, la cassetta di plexiglas, la sua incarnazione;
l’interrogativo che mi sono posta è quale rapporto c’è tra i due? Così la rosa
è l’unità complessa e vitale, la cassetta la sua trasmutazione (come direbbero
Goethe e Beuys) attraverso quelle diverse forme che chiamiamo storia. Infine la
poesia, che con la parola cerca rappresentare l’una e l’altra e il loro
intreccio, e anche di restituire a chi guarda e ascolta la loro unità
inscindibile e pure composita.
LEGENDA
Si entra dalla Porta
Magica,*** costruita dal marchese Palombara nel giardino del suo Palazzo
all’Esquilino, e che oggi si trova in piazza Vittorio. Palombara era alchimista
consigliere della Regina, che aveva un proprio laboratorio, per le ricerche
naturalistiche, frequentava l’Accademia Reale, fondata da Cristina di Svezia,
le riunioni di scienziati matematici letterati e musicisti si tenevano a
Palazzo Riaro, oggi Corsini, ove la sovrana abitava, e nel giardino del palazzo,
ora Orto botanico.
Vasca da bagno di
Cristina, che è usata ora come fioriera
Fontana degli undici
zampilli
Fontana dei Tritoni
Con i fogli colorati ho
rappresentato gli strati della storia, quello in superficie è l’attuale, una partitura,
che vuole essere il richiamo alla struttura armonica del giardino, matematica e
geometria, come quella che regola le proporzioni dell’armonia del cosmo. Sulla
partitura ho scritto La Pietra e l’Albero.
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* Il Verdeggiante, Khidir,
è un angelo della XVIII sura del corano. Per Jung e Marie-Louise von Franz rappresenta
l'intervento nell'io del destino o dell’inconscio, che fa cose strane per
l'intelletto, ma assolutamente sensate per una ragione diversa. Il Verdeggiante
racchiude la problematica della creatività e vitalità del Puer, l’eterno
fanciullo, e del suo rapporto con la vita. Per me rappresenta il rapporto
dell'uomo con la Natura, quale suo aspetto interiore ed esteriore insieme. Il Verdeggiante è pieno di energia e
potenzialità, in questo senso è assimilabile al risveglio della Kundalini.
Considerati sotto un altro
aspetto, questo lavoro si può riferire a Parvati, colei che fiorisce, la compagna di Siva, e in latino
diventa Flora, la dea del risveglio di primavera, e dunque anche evoca il mito
di rinascita di Proserpina-Demetra ad Eleusi. La parola Flora significa appunto
"colei che fiorisce", e viene dal sanscrito Bhla - phla che significa
gonfio turgido. Le festività dedicate a Flora prevedevano riti di
inseminazione.
** Il
Giardino botanico si trova sulle coste del magico Gianicolo, l’ottavo colle di
Roma, il più appartato, ritratto quasi sull’altra riva del Tevere, il Gianicolo
ha rappresentato spesso la polarità opposta della città, la sua altra anima,
riservata, attenta, ha prestato la dura opposizione armata al Vaticano e ai
Francesi nella difesa della repubblica romana, infatti nel 1848 fu l’ultimo
baluardo dei Garibaldini assediati sul colle.
La storia dell’orto
botanico di Roma segue nella sua stratificazione la storia della città, almeno
da quando nel XIII secolo, la residenza del potere papale a San Giovanni in
Laterano, il Papa lo iniziò come luogo per la coltivazione di piante
medicinali, “il giardino dei semplici”. Annesso poi a palazzo Riaro, oggi
Corsini, fu attraversato da presenze importanti come quelle di Cesi, che a
palazzo Riaro fondò l’Accademia dei Lincei e ospitò tra gli altri Galileo Galilei e
ne pubblicò gli scritti.
*** Nel XVII secolo la
regina Cristina, abdicato il trono di Svezia, vi si trasferì per lunghi anni
fino alla sua morte. Qui si riuniva con la sua corte e i membri dell’Accademia
Reale, che aveva fondato e finanziato e accoglieva scienziati e letterati, per teatro
e ricerca alchemica, pratica e teorica, letture, discussioni politiche poetiche
e relazioni scientifiche. Gian Lorenzo Bernini, fu di casa e poi Giovanni
Alfonso Borelli, Michelangelo Ricci, Arcangelo Corelli,
il cardinale Decio Azzolino, Athanasius Kircher, Francesco Maria Santinelli,
e il marchese Massimiliano Palombara, che negli anni di amicizia con Cristina e
di frequentazione dell’accademia Reale progettò e costruì la famosa Porta
Magica, “la sola testimonianza plastica e architettonica (che ci sia rimasta,
nota mia) dell’intera storia dell’alchimia occidentale”, come scrive Mino
Gabriele.
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