Roberto
Giardina
Come
evitare le critiche a quel che avviene in Italia? Da Schettino al nostro
governo, ma qualcuno a volte esagera con la derisione, e mi tocca difendere la
mia Heimat, parola meno retorica di Patria, e che si può tradurre con
approssimazione ma non esattamente con “casa mia”. Nel 2009, quando ricorrevano
i duemila anni della battaglia di Teutoburgo, oggi in Westfalia, quella in cui
Varo perse le sue legioni, tirato per i capelli, ribattei: “Sì, da noi va male,
ma quando il vostro Arminio, che poi era un ex legionario, come dire un
traditore, sconfisse Varo, Roma abbandonò le regioni del Nord, e la civiltà
giunse da queste parti con secoli di ritardo. E lo riconoscono i vostri
storici.”
Il mio
avversario non si arrese: “I romani va bene, loro sì, ma mica erano italiani.”
Ci lasciammo sul pari.
Ora,
mentre a Roma chiude per ragioni di sicurezza il “Museo della Civiltà romana”
(e sembra che dispiaccia soprattutto ai tedeschi), al Römisch-Germanisches
Museum di Colonia, si apre una mostra fotografica dedicata all´Impero Romano.
Le immagini di Alfred Seiland, 62 anni, mostrano quel che ne resta oggi,
direttamente, o per imitazione, dal Tempio di Giove a Damasco con le limousine
parcheggiate tra le colonne, alla foto di un bus che passa sotto Porta Maggiore
a Roma. Anche le imitazioni dimostrano un influsso che resta nei secoli: perché
a Las Vegas un motel è stato costruito come una villa pompeiana? O dalle parti
di Mosca, un distributore sistema le pompe di benzina tra colonne romane.
Saranno costruzioni di plastica e di cartapesta, ma è sempre un omaggio a quel
che eravamo. Seiland ha lavorato con passione e per anni cercando il vero e il
falso, perfino negli studi di Cinecittà. E´importante come viene presentata
l´antica Roma anche nelle serie tv, o al cinema. Per gli spettatori rimane più
reale la finzione della storia.
I
tedeschi, quelli che hanno studiato, si sentono sempre parte del Sacro Romano
Impero, per questo sono larghi di consigli nei nostri confronti, che noi
consideriamo un´arrogante invasione di campo. In realtà ci considerano parte di
un tutto, e si adoperano per il nostro bene, magari sbagliando il tono. Anche i
colori della bandiera di Frau Angela, sono quelli di Roma, e della Roma di
Totti, il rosso e il giallo, a cui nell´Ottocento si aggiunse il nero.
Sul mito
di Roma ha pesato a lungo la manipolazione compiuta dal Dux, cioè Mussolini. Le
glorie di Giulio Cesare per motivare e giustificare le azioni delle camicie
nere. E il regime fascista finanziava le nostre spedizioni archeologiche: le
vestigia romane giustificavano le pretese territoriali dell´Italia del
ventennio. Almeno abbiamo salvato importanti monumenti e città sepolte, come in
Libia, da Sabrata a Leptis Magna.
Oggi i
tedeschi si scandalizzano per come trattiamo il Colosseo, circondato da
deturpanti camion bar e da centinaia di venditori abusivi e gladiatori con le
vene varicose. O per i crolli di Pompei. Forse dovremmo affidare ai discendenti
di Arminio, che loro chiamano Hermann, la tutela di quel che resta dell´Impero
che dominò il mondo. Il catalogo della mostra, fino al 30 marzo, costa 29,80
euro.
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