martedì 4 febbraio 2014

roberto giardina - berlino - mostra sull'impero romano









 
Roberto Giardina

Come evitare le critiche a quel che avviene in Italia? Da Schettino al nostro governo, ma qualcuno a volte esagera con la derisione, e mi tocca difendere la mia Heimat, parola meno retorica di Patria, e che si può tradurre con approssimazione ma non esattamente con “casa mia”. Nel 2009, quando ricorrevano i duemila anni della battaglia di Teutoburgo, oggi in Westfalia, quella in cui Varo perse le sue legioni, tirato per i capelli, ribattei: “Sì, da noi va male, ma quando il vostro Arminio, che poi era un ex legionario, come dire un traditore, sconfisse Varo, Roma abbandonò le regioni del Nord, e la civiltà giunse da queste parti con secoli di ritardo. E lo riconoscono i vostri storici.”

Il mio avversario non si arrese: “I romani va bene, loro sì, ma mica erano italiani.” Ci lasciammo sul pari.

Ora, mentre a Roma chiude per ragioni di sicurezza il “Museo della Civiltà romana” (e sembra che dispiaccia soprattutto ai tedeschi), al Römisch-Germanisches Museum di Colonia, si apre una mostra fotografica dedicata all´Impero Romano. Le immagini di Alfred Seiland, 62 anni,  mostrano quel che ne resta oggi, direttamente, o per imitazione, dal Tempio di Giove a Damasco con le limousine parcheggiate tra le colonne, alla foto di un bus che passa sotto Porta Maggiore a Roma. Anche le imitazioni dimostrano un influsso che resta nei secoli: perché a Las Vegas un motel è stato costruito come una villa pompeiana? O dalle parti di Mosca, un distributore sistema le pompe di benzina tra colonne romane. Saranno costruzioni di plastica e di cartapesta, ma è sempre un omaggio a quel che eravamo. Seiland ha lavorato con passione e per anni cercando il vero e il falso, perfino negli studi di Cinecittà. E´importante come viene presentata l´antica Roma anche nelle serie tv, o al cinema. Per gli spettatori rimane più reale la finzione della storia.  

I tedeschi, quelli che hanno studiato, si sentono sempre parte del Sacro Romano Impero, per questo sono larghi di consigli nei nostri confronti, che noi consideriamo un´arrogante invasione di campo. In realtà ci considerano parte di un tutto, e si adoperano per il nostro bene, magari sbagliando il tono. Anche i colori della bandiera di Frau Angela, sono quelli di Roma, e della Roma di Totti, il rosso e il giallo, a cui nell´Ottocento si aggiunse il nero.

Sul mito di Roma ha pesato a lungo la manipolazione compiuta dal Dux, cioè Mussolini. Le glorie di Giulio Cesare per motivare e giustificare le azioni delle camicie nere. E il regime fascista finanziava le nostre spedizioni archeologiche: le  vestigia romane giustificavano le pretese territoriali dell´Italia del ventennio. Almeno abbiamo salvato importanti monumenti e città sepolte, come in Libia, da Sabrata a Leptis Magna.

Oggi i tedeschi si scandalizzano per come trattiamo il Colosseo, circondato da deturpanti camion bar e da centinaia di venditori abusivi e gladiatori con le vene varicose. O per i crolli di Pompei. Forse dovremmo affidare ai discendenti di Arminio, che loro chiamano Hermann, la tutela di quel che resta dell´Impero che dominò il mondo. Il catalogo della mostra, fino al 30 marzo, costa 29,80 euro.

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