29 settembre 2017
mi è stato chiesto di ampliare il discorso qui appena iniziato. lo farò senz'altro, ma si tratta di un lavoro in progress, aspetto.
5 ottobre 2017
mi pare, ora, che sarebbe bene dichiarare che le foto che si accompagnano a questo scritto e lo scritto stesso sono indisgiungibili, li considero cioè un unico lavoro.
questo lavoro non è concluso, ma lo é invece l'immagine, in quanto non è immagine di un "quadro", che sta in qualche luogo e poi può per esempio essere esposto in una mostra, l'originale di quell'immagine non è un quadro, ma è una foto, appunto la foto che si vede qui.
il valore di questo fatto sta per me innanzitutto che si tratta di un tipo di procedere per me nuovo: creare un'immagine che non dura e di cui rimane solo la foto, cioè la traccia, il documento, ma non l'originale. inoltre (e questo mi pare aumenti il valore allusivo, evocativo, del lavoro, e mi ha ricordato l'esperienza di fluxus e il valore performativo dell'immagine), questa foto è un momento "congelato" di una sequenza. il fatto interessante è che la sequenza che viene evocata, non è fisica, non è un'esperienza concreta, ma è il "moto" che mi ha portata a leggere runge, hesse, a scrivere la frase di hesse che mi aveva colpito e a mettere tutto insieme. La foto, istante di una sequenza, allude indica e parla di un processo, di un percorso spirituale, certo mio soggettivo, ma che si sviluppa in relazione al tempo e alla storia, cioè al pensiero di runge e hesse.
inoltre è un lavoro aperto al futuro e agli stimoli che può dare a chi lo guardi, come infatti è accaduto per queste righe, che sono state sollecitate da un intervento esterno.
questo lavoro non è concluso, ma lo é invece l'immagine, in quanto non è immagine di un "quadro", che sta in qualche luogo e poi può per esempio essere esposto in una mostra, l'originale di quell'immagine non è un quadro, ma è una foto, appunto la foto che si vede qui.
il valore di questo fatto sta per me innanzitutto che si tratta di un tipo di procedere per me nuovo: creare un'immagine che non dura e di cui rimane solo la foto, cioè la traccia, il documento, ma non l'originale. inoltre (e questo mi pare aumenti il valore allusivo, evocativo, del lavoro, e mi ha ricordato l'esperienza di fluxus e il valore performativo dell'immagine), questa foto è un momento "congelato" di una sequenza. il fatto interessante è che la sequenza che viene evocata, non è fisica, non è un'esperienza concreta, ma è il "moto" che mi ha portata a leggere runge, hesse, a scrivere la frase di hesse che mi aveva colpito e a mettere tutto insieme. La foto, istante di una sequenza, allude indica e parla di un processo, di un percorso spirituale, certo mio soggettivo, ma che si sviluppa in relazione al tempo e alla storia, cioè al pensiero di runge e hesse.
inoltre è un lavoro aperto al futuro e agli stimoli che può dare a chi lo guardi, come infatti è accaduto per queste righe, che sono state sollecitate da un intervento esterno.
edizione 'reclam jun.' di lipsia curata da hannelore gärtner, 1982
fernanda mancini, "dialoghi", libro, carta, inchiostro di china, 2017
lo scritto su carta è una frase di hermann hesse
questo lavoro, a vederlo nell.immediatezza con cui si presenta, è statico, in realtà quest.immagine è l.istantanea che ferma col suo scatto lo svolgersi di un processo. in realtà si sta svolgendo un dialogo a tre, difficile dire da chi sia stato iniziato. runge, il più antico, hesse secondo nel tempo, ma se io non li avessi messi in contatto, il dialogo non ci sarebbe e nemmeno questa foto.
un dialogo non immaginario, ma reale e concreto, ove ciascuno parla con estrema onestà e autenticità su ciò che più gli sta a cuore, un dialogo essenziale.
questa foto sintetizza e allude, è statica, ma per il fatto che non svela subito tutto ciò che contiene, è anche movimento, è messa in movimento e mette in movimento. non è un.opera chiusa, e ciascuno può proseguirla come vuole, considerata per sé è un.opera aperta, performativa.