"La forma esteriore dell'albero può variare per molti aspetti nel corso del tempo, ma la ricchezza e la vitalità di un simbolo trova più ampia espressione nel suo mutare di significato. L'aspetto del significato è pertanto essenziale alla fenomenologia del simbolo dell'albero. Le associazioni mediamente più frequenti - aggiunge Jung a chiarimento - relative al significato sono la crescita, la vita, l'estrinsecarsi della forma in senso fisico e spirituale, lo sviluppo, la crescita verso l'alto e verso il basso, l'aspetto materno, l'età, la personlità, infine la morte e la rinascita". (Jung)
Il significato del simbolo non è dato una volta per tutte, ma varia nel tempo, dunque il tempo, nella dimensione del suo scorrere, è essenziale al simbolo, perché è in essa che il simbolo rinnovandosi rimane vivo. Debbo su questo punto almeno solo nominare una problematicità, che pertiene a e comporta un livello di comprensione, di sapere e di coscienza diverso da quello del singolo, considerato in queste righe (problematicità esuberante? una falsa pista? una ulteriorità?), e cioè: certamente la dimensione temporale è importante per il singolo, ma lo è anche per uno sguardo diverso, più distaccato -direbbe Marco Vannini- vicino a quello sguardo altro che proponeva Duchamp, e che Hegel avrebbe chiamato Sguardo assoluto?
Il simbolo varia il suo contenuto pur rimanendo il simbolo di uno stesso archetipo, perché l'archetipo, con il quale entriamo in relazione attraverso l'immagine che ci avviene e che chiamiamo simbolo, è più vasto di quella immagine e anzi, dice jung, non è un'immagine, quanto piuttosto qualcosa che avvertiamo, qualcosa che viene a noi come esperienza interiore, come un presentire.
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