carlo
bordini, "gustavo. una malattia mentale"
descrizione
dal sito di ibs.it di presentazione del libro
questo
romanzo è la storia di un uomo che abbandona una donna e progressivamente
scivola nella follia. è in fondo una storia di amore tra un uomo e un fantasma,
nel senso che il protagonista di questa storia, gustavo, continua ad avere
rapporti affettivi e immaginari col fantasma della donna che ha abbandonato,
continua a desiderarla e a respingerla, a immaginare di rincontrarla
nuovamente, così come continua ad avere un rapporto immaginario col suo
passato: in questo senso il romanzo è la storia di una solitudine, la storia di
un uomo (uno scrittore, per l'esattezza) che vive una vita fantasmatica.
fine
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in viaggio con gustavo
il funerale di Gustavo di fernanda mancini
gli appunti di un incontro di antonio padula
il funerale
sono inciampata surrealisticamente in
questo libro al suo stralunato funerale, in una serata di inizio estate
organizzata dall'autore per rendere l'ultimo saluto alla sua creatura, "gustavo"
appunto, trapassata in quanto la casa editrice avagliano l'aveva appena
ritirata dalla libera circolazione delle idee. il commiato non poteva che
avvenire in luogo adeguato, e infatti ci si era ritrovati presso un'altra casa
editrice e libreria romana, empiria.
una festa d'addio in puro stile gustaviano,
che', proprio mentre moriva al lettore italiano, gustavo veniva a vivere (per
sincronicità compensativa ho pensato) a quello francese.
...e mi gustava gustavo perché vi ho
riconosciuto un odore particolare, la traccia di qualcosa di inusuale, qualcosa
che reclamava attenzione. non una offerta compiuta, un tessuto che, tra trama e
ordito, componga caselle giustamente ordinate, da cui il senso emani con logica
conseguenza. qui qualcosa di nascosto appariva di tanto in tanto, un senso
forse remotamente ma totalmente altro. forse, non se ne può essere certi,
può essere sia questo nuovo estremamente difficile da dire, il
significato dell'apparente non senso con cui e su cui il romanzo (?) è
costruito. difficile dire, ordinare secondo significati precostituiti. infatti
l'opera sbaraglia la pazienza del lettore con silenzi, incongruenze,
salti, riprese, fretta che scorre lenta, fotogrammi di normalità senza ansie (e
tutti gli ossimori possibili della nostra quotidiana follia), laddove
naturalmente si è ben lontani da normalità e realtà, e piuttosto ci ritroviamo
tra brandelli, intersezioni, sovrapposizioni.
tutto e un po' pastoso, come nei sogni. ma
non c'è sogno, né psicoanalisi o psicologia o sociologia. è lucore piuttosto,
luce del buio, nera, che attraversa il libro ed emerge attraverso la parola
alla superficie improvvisamente, come per un inciampo, da un altro dove. una
strana realtà avvolge pian piano il lettore, giusto a comunicargli disagio
rispetto non tanto al libro, quanto piuttosto alla propria certa quotidianità.
è romanzo? è racconto? ha un inizio? e una
fine? domande tutte legittime. quasi un lungo frammento, colto nel mezzo di
qualcosa che lo contiene e che, forse, ne conserverà per sempre il senso,
segreto a noi irrimediabilmente precluso. Inutile chiedere all'autore, risponde
evasivo e sonnambulo proprio come avrebbe fatto gustavo.
p.s. nonostante le esequie, cercando si
riesce ancora a trovare avatar di gustavo
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gli appunti
È l’incapacità o l’impossibilità ad essere qualsiasi cosa, che fa essere
Gustavo, il personaggio di questo interessantissimo libro di Carlo Bordini.
Tutto ciò che accade è come anche non accadesse. Non è mai chiaro che cosa
è reale e che cosa è fantasia. Ma proprio questa indistinzione è una prova di
esistenza. Un’esistenza che può darsi proprio sfuggendo all’indicazione di una
qualsiasi realtà.
Tutto vive in una continua altalena tra reale e irreale, dove ciò che si
presentava come reale si rivela irreale e viceversa.
Lo stesso vale per l’interiorità e il mondo esterno: così come è
indistinguibile il reale dall’illusorio, così è indistinguibile l’interiore
dall’esteriore.
In sostanza “Gustavo” rappresenta l’incapacità o l’impossibilità di
stabilire un rapporto non solo con il mondo ma anche con se stesso. Il senso
profondo è che proprio quest’impossibilità rende reale e vivo il
personaggio-autore. In altre parole si tratta di un continuo sottrarsi alla
“costruzione” di un Io determinato, di una “maschera” con la quale
rapportarsi al mondo.
Forse “Marina” (nome non casuale, simbolo dell’”altro”, dell’ignoto,
dell’inconscio) rappresenta l’anima, con la quale Gustavo, uomo del nostro
tempo, distruttore del mito e dell’invisibile, non riesce a stabilire un rapporto,
ossia il rapporto può solo ormai essere tragico e conflittuale.
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