martedì 19 novembre 2013

roberto giardina dalla germania con amore "titolo di studio"

 

 
Titolo di studio
Da Berlino
Roberto Giardina
 
 
Come uccelli di malaugurio, in Europa si cercano i minimi segnali per sentenziare che anche la Germania è in crisi, a causa della rigida politica di Frau Angela. Sarà, ma intanto tutte le previsioni indicano che la macchina teutonica continua a tirare (più 1,7 nel 2014). E i disoccupati sono due milioni e 850mila, pari al 6,6 per cento, mai stati così pochi da quando è caduto il “muro”, quasi un quarto di secolo fa. E gli occupati non sono mai stati così tanti, dalla fine della guerra, appena meno di 42 milioni.
Il tasso di disoccupazione è sotto il 4 per cento nelle ricche regioni meridionali, la Baviera e il Baden-Würrtemberg. Siamo quasi alla piena occupazione, dicono a Monaco, molti di quelli che sono a spasso semplicemente non vogliono lavorare. O sanno far poco o niente, come una parte considerevole dei disoccupati nazionali. E´ sempre più arduo reinserire i disoccupati: nel 2011 erano diminuiti di 140mila unità, l´anno scorso di 97mila. I disoccupati a lungo termine sono aumentati di 26 mila a quota un milione e 4mila. E per molti di loro c´è il pericolo di scivolare nell´Hartz IV, come viene chiamato il sistema di assistenza sociale. Invece di ricevere l´assegno di disoccupazione, avranno 391 euro al mese, il minimo vitale, più l´alloggio e tutte le spese relative.  Gli assistiti sono circa 7 milioni, e costano oltre 50 miliardi di euro all´anno. 
Un giudizio che sembra dar ragione al nostro ministro Giovannini che accusa gli italiani senza lavoro di essere ignoranti, soprattutto i giovani, in base all´indagine Ocse che ci vede all´ultimo posto su 24 per la capacità di comprendere, e al penultimo in matematica. Ma non è così. Rispetto a dieci anni fa abbiamo perduto una mezza dozzina di posizioni, e i tedeschi che erano solo un posto avanti a noi, sono balzati all´undicesimo. Loro si sono preoccupati, noi abbiamo fatto finta di niente. Non sarà colpa dei politici come Giovannini?
In effetti, in Germania, i disoccupati con un diploma, o con un corso di qualificazione alle spalle, sono di meno, il 5,4 per cento, e soprattutto non sono sempre gli stessi. Perdono il posto per una crisi di settore, o per il fallimento della loro azienda, ma lo ritrovano abbastanza presto. I disoccupati con una laurea sono ancora di meno, il 2,4 per cento. Per loro la situazione è in effetti più difficile. Più si è qualificati e più e difficile trovare un posto all´altezza.
I disoccupati giovani sono meno del 7 per cento, una percentuale invidiata da tutta Europa. Noi abbiamo superato il 40 per cento. Non è merito dei ragazzi tedeschi meno ignoranti, ma del sistema di istruzione “duale”. In estrema sintesi, gli studenti non vengono lasciati in balia di se stessi. Si cerca di guidarli nella scelta di una facoltà, o di un mestiere. Soprattutto non si divide lo studio dal lavoro. Il giovane svolge un´attività pratica che gli consentirà di avere già un minimo di esperienza al momento della ricerca di un posto.
E´difficile che un giovane si laurei in filosofia o in lettere a 30 anni, e poi si limiti a mandare in giro richieste di lavoro. Non tutti possono diventare professori, così ad esempio, chi studia spagnolo seguirà almeno anche un semestre d´economia. Un domani potrà essere assunto dalla Mercedes per una sua filiale in Sud America: non sa come si producono le auto ma conoscerà l´ economia, la storia, la società in cui si trova a operare. Oppure si insegna a compilare un testo pubblicitario. I più bravi, secondo le agenzie, sono proprio i laureati in filosofia, perché sanno usare le parole. Perché non imitare la Germania? Sono riforme che costerebbero poco, ma richiedono una mentalità diversa. Più semplice incolpare i giovani che si ritrovano una laurea breve in tasca, che non serve a niente, dopo tre anni buttati via all´Università.
 
 
 

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